PlayNook Spotlight | Celeste Trionfo Fineo, Autrice

Celeste Trionfo Fineo è una delle autrici in PlayNook. 24 anni, originaria di Matera, vive ormai da tempo a Milano, e dopo una triennale di comunicazione e media alla IULM (e un master in arti del racconto) ha iniziato a contribuire alla Rivoluzione PlayNook. In questa conversazione ci parla del suo percorso creativo, degli scrittori che l’hanno più influenzata, dell’AudioGame su cui sta lavorando in questi mesi.

Celeste, qual è il tuo ruolo in PlayNook?

Il mio lavoro è divisibile in due momenti: uno di ascolto, in cui raccolgo suggerimenti, idee e consigli dal resto del team, e uno propriamente di scrittura, in cui cerco di dare forma a quella che è la visione collettiva che abbiamo del personaggio, della trama; scrivere in PlayNook è un vero e proprio lavoro di squadra, effettivamente.

Com’è nato il tuo amore per la scrittura e per l’arte di raccontare?

All’inizio, fondamentalmente, per mimesi, per imitazione. Nel senso che mi piaceva l’idea di replicare i mondi che leggevo. Quando un libro di cui mi ero innamorata finiva, non accettavo del tutto la cosa, e allora scrivere era un modo per non farlo finire. Poi sì, come credo qualsiasi adolescente ho avuto un diario, essenziale per esprimere me stessa, ma anche adesso nella scrittura provo più che altro il piacere di creare mondi, di sperimentare cose che nella realtà non oserei mai nemmeno immaginare.

È una sensazione demiurgica scrivere, vero?

Sì.

Quali sono stati gli autori e le autrici che ti hanno più influenzato?

Sicuramente Jack Kerouac. Ha il gusto dell’esplorazione, un’esplorazione non solo dei luoghi ma anche di se stesso, abilità che gli invidio profondamente perché, a mio parere, è davvero arduo riuscirci. Ho imparato tantissimo poi da Joan Didion. Mi sono sempre piaciuti molto i suoi reportage, grazie a questo suo stile forte e spesso ironico, per non dire dissacrante, nel riportare gli avvenimenti del suo tempo, tempo per cui provo una profonda nostalgia, anche se chiaramente non ho potuto viverlo per ovvie ragioni anagrafiche. Della Didion ho amato, in particolare, White Album, una specie di portale d’accesso alla sua opera.

Tu sei molto giovane ma sei comunque pervasa dalla nostalgia.

Sì, guardo molto al passato. Forse è anche per questo che amo i grandi romanzi di un tempo. E ti confesso che non mi ritrovo troppo nella narrativa contemporanea, soprattutto italiana. Preferisco, appunto, i classici.

Cosa pensi della rivoluzione PlayNook?

La adoro. Un AudioGame PlayNook riesce a coinvolgere profondamente l’AudioGamer, non solo perché il suono ha davvero una forte capacità evocatrice, ma perché l’immaginazione fa il resto. A differenza dei videogame gli AudioGame non ricorrono alle immagini, e questo è davvero stimolante, e innovativo, perché nel mondo di oggi noi siamo abituati a vedere più che a immaginare.

Esatto, ne parlavamo in una conversazione con Stefano. In questi tempi iconocentrici è rivoluzionario puntare sul suono, grazie al quale l’AudioGamer può immergersi nelle storie in un modo altrimenti impossibile. Il suono è in grado di attivare l’immaginazione in un modo straordinario.

Esatto.

Nel team di PlayNook ci sono grandi fan del fantasy e della fantascienza. Tu ami questi generi?

Certo. In particolare sono stata assai plasmata dal fantasy. C’è stato un periodo in cui mia madre mi ha vietato addirittura di comprare altri libri fantasy, perché la mia camera ne era piena! Devo dirti che sono stata molto influenzata da Tolkien, un genio che ha cambiato la mia visione di questo genere, e del raccontare in generale. Leggendo l’opera di Tolkien ho imparato tantissimo, e ogni giorno cerco – con le mie capacità limitate – di mettere in pratica i suoi insegnamenti: mi sforzo di costellare le storie di PlayNook di continui cliffhangers, in grado di tenere l’AudioGamer con il fiato sospeso.

Aggiungo che anche io, come altri in PlayNook, ho una certa familiarità con i librogame degli anni ’80 e ’90, gli antenati di PlayNook per così dire. Da ragazza ne ho letti alcuni, e oggi mi trovo qui a Milano a dare un contributo allo sviluppo di nuovi AudioGame. È fantastico.

Una grande sfida, vero?

Assolutamente.

Cosa pensi del primo AudioGame pubblicato da PlayNook, Marco Polo: Adventures?

Marco Polo è il motivo per cui faccio parte del team PlayNook. Giocandoci mi sono resa conto di quanto rivoluzionaria e affascinante sia l’idea alla base di PlayNook. Adesso è un po’ il mio metro di paragone, la mia guida alla scrittura in un certo senso. Diciamo che Marco Polo: Adventures è stato, sotto tutti i punti di vista, un primo approccio essenziale.

E a cosa stai lavorando adesso?

A Il Conte di Montecristo.

Cosa ti ha colpito di questo grandissimo romanzo di Dumas?

È un romanzo incredibile. Un’epopea straordinaria, capace di riportare il lettore in un tempo non così lontano, ma per certi aspetti molto diverso dal nostro. Ne Il Conte di Montecristo i protagonisti sono animati da sentimenti e passioni forti, e questo coinvolge emotivamente il lettore sin dalle prime pagine. E poi il romanzo inizialmente uscì come romanzo a puntate, era un feuilleton: anche per questo motivo il lettore è lasciato spesso in sospeso, e invogliato a continuare la lettura. Aggiungo che oltre a leggere Il Conte di Montecristo ne sto anche ascoltando una versione in audiolibro, così da calarmi ancora meglio nella storia.

Rispetto a un audiolibro, nell’AudioGame chi ascolta è anche il protagonista. Questo ha un effetto sul modo in cui scrivi?

Assolutamente sì. Scrivere un AudioGame è un’operazione completamente diversa, molto meno “egocentrica” della scrittura tradizionale. Qualunque cosa tu faccia deve servire a tenere attivo il giocatore, affascinarlo, fornirgli le giuste coordinate.

Ogni narratore, giovane o vecchio che sia, ha il suo rito di scrittura. Qual è il tuo?

Scrivo prevalentemente di sera, anche perché è quello il momento in cui posso spegnere tutto e trovarmi da sola con l’angoscia della pagina bianca. Inizio destrutturando quello che dovrei fare, nel senso che parto di solito con un’idea di come dovrebbero andare le cose, ma occorre razionalizzare il tutto, trovare collegamenti logici tra le varie intuizioni. Terminato questo passaggio cerco di scrivere tutto ciò che ho in mente di getto, quindi mi metto a “ripulire” quello che viene fuori.

E allora che dire: buona scrittura.

Grazie!

Previous
Previous

Gli AudioGame nuova frontiera del gaming. Al Rome Video Game Lab anche la rivoluzione degli AudioGame targata PlayNook

Next
Next

PlayNook Spotlight | Stefano De Vivo, COO e Direttore Audio